Siamo davvero quello che facciamo? La nostra identità oltre il lavoro.

Piacere, mi chiamo Alessandro e sono E-Commerce Manager...

Ciao, sono Alessandro e lavoro in...

Aspetta. Aspetta, fermati un attimo. Hai mai pensato a come ti presenti solitamente quando conosci nuove persone? Pensaci. 💭

Esci dall’ufficio, un amico ti scrive per mangiare una pizza insieme, vi trovate per una birra prima di andare a cena e lui ti presenta ad altri amici ed amiche.

“Ciao, sono Alessandro. Piacere. Sono un ex-collega di Luca e adesso lavoro in…”

Quante volte ci introduciamo con il nostro nome e la nostra occupazione? Io spesso. E se non lo faccio, probabilmente è uno dei primi argomenti di cui finisco a parlare.

Non dico che sia sbagliato, anzi. Bisogna tenere in considerazione il contesto in cui conosciamo le persone e il nostro obiettivo 🎯 . Però, anche quando mi chiedono “Come va/Come è andata la giornata?”, inevitabilmente rispondo sulla base di quello che mi è successo al lavoro 👨‍💻 .

Insomma, tendo a definirmi e identificarmi con quello che faccio. Ma come è possibile? 🧐

Perché ci identifichiamo con il lavoro

Ho provato a mettere in fila qualche pensiero, non è ingegneria aerospaziale 🚀 , quindi concedimi qualche ovvietà:

1 – Siamo quello che facciamo. Il lavoro occupa buona parte del nostro tempo e delle nostre risorse mentali. Ci alziamo, facciamo le nostre cose, accendiamo il pc da casa oppure andiamo in ufficio e passiamo così la maggior parte della giornata. E’ molto semplice quindi “diventare quello che si fa”. Ti faccio due esempi più generici per chiarire il concetto:

  • Arrivo all’orario concordato ➡️ sono una persona puntuale ⏰
  • Non mantengo in ordine la casa e le mie cose ➡️ sono una persona disordinata 🫨

Ovviamente questi comportamenti devono essere ripetuti per un tempo sufficientemente lungo per farci diventare, e sentire, così. Di conseguenza, se facciamo tante cose per 8 ore al giorno, per molti anni di fila, e quelle cose sono mandare e-mail, vendere un prodotto, parlare con i colleghi allora l’associazione diventa automatica.

2 – Siamo (o meglio, vogliamo far credere di essere) quello che gli altri pensano. Questo punto credo sia importante. Faccio il giro largo, ma neanche tanto. Siamo animali sociali, quindi vogliamo sentirci socialmente accettati. E quale è uno dei modi migliori per esserlo al giorno d’oggi? Il lavoro! Perché ci dà un senso di appartenenza e comunica qualcosa di noi che, nella maggior parte dei casi, non comporta troppe domande. Dire ‘Sono un medico’ o ‘Lavoro nella finanza’ crea immediatamente delle aspettative “universalmente” riconosciute negli altri, che quindi si aspetteranno di vedere in noi dei tratti specifici legati alla nostra professione (si, anche il Patagonia smanicato dei Finance Bro rientra in questi tratti).

3 – Siamo quello che otteniamo. Nella cultura di oggi c’è molta attenzione sull’avere sempre di più, soprattutto in termini materiali, e sulla produttività fine a se stessa. Questo non fa altro che rafforzare la credenza che il nostro valore sia misurato sulla base di quanto otteniamo o siamo bravi sul lavoro. “Se non prendo il target di vendite nemmeno quest’anno faccio davvero schifo”, “Quest’anno devo prendere la promozione o è un disastro”. Quante volte abbiamo detto o sentito queste frasi?

Ma allora possiamo davvero ridurre o limitare la nostra identità a quello che facciamo?

Siamo un’identità più completa… e complessa

No. Assolutamente no. Perché farlo vorrebbe dire dimenticarci di una grandissima parte della nostra vita, molto più complessa, completa e vera. E’ quella parte fatta di sogni, valori, paure, passioni, legami, esperienze. Che non escludono univocamente il lavoro, ma sono molto, molto di più.

Noi siamo anche i posti che visitiamo, i pianti e le risate che facciamo, siamo i sogni che abbiamo. Siamo le passioni che coltiviamo, i libri che leggiamo, e siamo infine le esperienze, più o meno belle, che abbiamo vissuto.

Siamo quello che decidiamo di coltivare dentro di noi e intorno a noi. 🌱

Prova a pensare e rivivere tutti quei momenti in cui hai perso il senso del tempo o in cui ti sei sentito felice e realizzato. Io l’ho fatto, scoprendo che alcuni riguardano il lavoro (anche qui possiamo trovare la nostra realizzazione) e riconoscendone tanti altri: aiutare i colleghi in difficoltà, i lunghi abbracci con la mia compagna, le uscite sportive con gli amici, cucinare per le persone a cui voglio bene, condividere la mia esperienza con persone più giovani che stanno progettando il loro futuro.

E quindi, preso dal flusso di tutti questi pensieri, mi sono chiesto: “Cosa potrebbe succedere se iniziassimo a raccontarci così, in modo più autentico?

Non ho la risposta, per ora. Vorrei però cominciare a farlo per ispirare altri a fare lo stesso, e cominciare a scoprire (o riscoprire) qualcosa in più di noi stessi.

E ora tu dirai:” Va bene, ok. Ma allora dopo tutto sto papiro, hai capito chi sei?”. Beh, grazie per avermelo chiesto 🙂

Piacere, sono Alessandro. Sono molto curioso e sono un’inguaribile ottimista. Credo sempre nella buona volontà delle altre persone. Sono amante dello sport. Faccio movimento tutti i giorni, che siano 10.000 passi con il mio cane 🐕 (si, lei non è sempre felice, soprattutto quando piove) o un workout, perché lo ritengo fondamentale per la mia salute. Sto combattendo una crociata personale contro gli zuccheri aggiunti nei cibi e amo mettermi alla prova in cucina con ricette nuove. Mi piace leggere biografie, imparare cose nuove di scienza su YouTube e ascoltare podcast di crescita personale. Sto imparando a fare il mentor, per poter aiutare i più giovani a trovare la loro strada. Sono un papà e un compagno di vita.

Evoluzione

E’ giunto il momento anche per te di provare a raccontare una storia diversa. Quali sono le cose che fai che poi finiscono per definirti? E chi sei veramente?

Prova a fare questo semplice esercizio, ti serviranno solo un foglio e una penna ✍️ :

  1. Prova ad immaginarti la stessa situazione che ho descritto all’inizio: come ti presenti solitamente a un nuovo gruppo di persone? Che cosa dici di te? Sii sincero/a! Scrivi tutto senza badare troppo a punteggiatura e regole grammaticali.
  2. Ora pensa alle tue passioni, ai tuoi desideri più o meno profondi, ai bei momenti che ti fanno sentire felice, a quelle attività che ti fanno perdere la concezione del tempo e scrivi tutto quello che ti viene in mente sul foglio, a ruota libera, per qualche minuto. Nella tua lista potresti trovare cose come “l’anno prossimo vorrei andare in vacanza in Islanda”,”mi piace spaccarmi di padel con gli amici”,”vorrei vivere al mare”,”non mi accorgo del tempo che passa quando vado ad arrampicare”
  3. Credi adesso di riuscire a creare una nuova descrizione di te? Quali sono le cose di questa nuova lista che ti piacerebbe che gli altri sapessero? Scrivi come ti presenteresti inserendo queste nuove informazioni. Anche qui, non soffermarti troppo su struttura e grammatica. Scrivi i pensieri come ti vengono.
  4. Bene, la prossima volta che ne hai l’occasione prova a usare questa nuova descrizione, oppure a dire qualcosa in più su di te che non sia solo quello che fai! Sono sicuro che troverai altre persone che, sentendo qualcosa di nuovo di te, vorranno immediatamente parlarne 😉

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